La Provincia di Pavia, con la forza della qualità e della bellezza, ha selezionato con gli operatori del territorio 4 itinerari
che favoriscono la scoperta di luoghi di grande attrattiva.
Sono 4 itinerari che suggeriscono approcci diversi e che valorizzano le diverse vocazioni di un territorio poco conosciuto e proprio per questo contraddistinto da una freschezza tutta da scoprire.
Un turismo intelligente fruibile tutti i giorni dell’anno, vissuto nel cuore del territorio lombardo, fra pianura, colline e Appennino, ideale per scoprire la storia, la cultura e la natura a pochi passi da casa.

Le Forze in Campo

Strumenti di comunicazoine Un luogo come la provincia di Pavia ha visto molte forze modellare il suo territorio.
La sua natura fertile che si estende dalla pianura alle colline e alle montagne degli Appennini, ricca d’acqua e solcata dal Po e dal Ticino, è posta per certi versi al centro dell’Europa, ed è diventata naturalmente un crocevia storico di accadimenti fondamentali per la Storia italiana.

La Guida – 4 itinerari turistici nella provincia di Pavia ha individuato delle chiavi interpretative che ha chiamato “Le forze in campo”, che identificano cioè i principali “attori” che hanno creato questi territori: forze che si sono influenzate reciprocamente e che sono descritte nelle pagine iniziali e negli Itinerari, come fili sotterranei che legano e rendono ricca e significativa l’esperienza turistica.

Fra queste “forze in campo” i Longobardi occupano un posto di rilievo: la loro presenza e la loro storia rappresentano infatti un unicum che solo la provincia di Pavia può vantare.

Ecco dunque nelle “forze in campo” gli strumenti per utilizzare una Guida per guardare un territorio, e per amarlo con la stessa passione di chi lo abita.

I Longobardi

Quando si parla di Longobardi si pensa in genere a una popolazione barbara che, arrivando sul suolo italico nel 568 dopo Cristo, impose due secoli di oppressione alle popolazioni locali, fino a quando, nel 774, Carlo Magno sconfisse l’ultimo re longobardo, Desiderio, annettendo il suo regno a quello dei Franchi. Quest’immagine negativa dei Longobardi è del tutto fuorviante e dipende in buona misura dalla letteratura di età romantica e risorgimentale. Sui banchi di scuola ci hanno fatto studiare l’Adelchi di Alessandro Manzoni, secondo cui i Longobardi erano “la rea progenie di oppressori…, cui fu ragion l’offesa, e dritto il sangue e gloria il non avere pietà”.
I Longobardi per Manzoni erano insomma barbari sanguinari, che avevano inaugurato la sottomissione degli Italiani a popolazioni straniere, così come ancora avveniva ai tempi dello scrittore milanese, nella prima metà dell’Ottocento, sotto il dominio austriaco del Lombardo-Veneto.
In realtà oggi sappiamo che dopo un primo periodo di insediamento talora anche violento nella Penisola, questa popolazione, giunta in numero piuttosto esiguo dalle pianure della Pannonia (l’odierna Ungheria) dove era stata al servizio degli imperatori romani d’Oriente, non creò una rigida separazione con le genti italiche, ma con esse si fuse progressivamente e ne recuperò la cultura che già era stata del mondo antico. I Re longobardi dall’inizio del VII secolo si intitolavano “Flavi”, come gli imperatori di Roma, e come questi ultimi parlavano latino e avevano propri palazzi regi dotati di terme.
Riscoprire oggi la civiltà dei Longobardi significa comprendere in che modo la cultura elaborata dai Romani poté trasformarsi e rigenerarsi lungo il Medioevo per giungere quindi fino ai giorni nostri. Tutt’altro che rozza, ma piuttosto erede della tradizione politica e culturale del mondo antico, la civiltà dei Longobardi aveva come centro Pavia!